TUTTI IN CARROZZA

TUTTI IN CARROZZA

Immaginatevi di vivere all’inizio del ‘900 e di arrivare nella vostra città natale, che avete lasciato tanti anni fa. Scendete dal treno a vapore e, con l’indirizzo in mano, chiamate una carrozza, ci salite al volo e sprofondate sui cuscini rossi. Col naso appiccicato al finestrino incominciate il vostro viaggio. Magari il cocchiere vi porta per la strada più veloce; magari, invece, se ama tanto la sua città, vi farà fare un giro lunghissimo. Il prezzo dell’arrivare cambia e dipende da quanto voi darete indicazioni al cocchiere. Certo, potreste decidere di godervi la vista della città. Ma voi avete un appuntamento e rischiate di arrivare in ritardo! Incominciate a riconoscere qualche scorcio, quell’albero, la mia scuola, il parchetto: “Cocchiere! Giri a sinistra! Devo essere in via Roma alle 9 in punto!”.

Ma se non sapete dove volete andare? Provate a immaginarvi: il cocchiere vi chiede dove deve portarvi e voi non lo sapete. Cosa succederà? Che il cocchiere incomincerà a farvi delle domande, per capire il vostro bisogno. Magari vi chiederà se avevate in programma un bel pic nic nel parco o un bagno al fiume, o se amate la musica o se siete appassionati d’arte …

Ecco, le domande: sarà attraverso le domande che il cocchiere stimolerà la definizione di dove volete andare e, grazie alle vostre risposte, vi ci porterà.

Perché questo articolo comincia così? Perché in inglese coach vuol dire carrozza e a noi piace molto l’idea che un coach sia una carrozza con tanto di cocchiere. Sarà anche una metafora, ma se tu sali su una carrozza, fino a che non sarà chiara la tua meta, nessuno potrà portarti da nessuna parte. Quindi potremmo dire che la sessione avviene in carrozza, ma il coach è un cocchiere che, finché non gli dici dove tu vuoi andare e come, non ti ci può portare. E la durata del viaggio dipende ancora da te, da qual è la svolta che vuoi prendere, qual è la zona della città che vuoi esplorare.

Eh sì, perché in questa metafora la città da esplorare è la tua vita. Chi ti conosce meglio di te stesso? Eppure ci sono sempre delle zone oscure e tu, protetto dalle pareti della carrozza, potrai entrarci, esplorarle e decidere dove e quando scendere.

La vita non si vive in carrozza. La carrozza è come un laboratorio in cui provi, sperimenti, immagini. Ma prima o poi dovrai scendere e allora, ecco che il tuo obiettivo lo realizzerai una volta che il cocchiere si sarà allontanato.

La metafora della carrozza ci fa capire diversi elementi.

Il coach conduce la sessione, ma la tua vita l’hai in mano tu. Il coach può aiutarti a capire dove vuoi andare, facendoti le domande giuste, ma a queste domande sarai tu a dover rispondere, cioè il lavoro lo devi fare tu. Durante la sessione si prendono decisioni, si esplorano aspetti mai considerati, si dà dignità al disagio e alla gioia, si inventano possibilità e chi fa il lavoro sei sempre tu. Il coach, come la balia socratica, ti stimola a tirar fuori ciò che hai già dentro ponendoti domande potenti, creative, stimolanti, provocatorie, destabilizzanti. Ti fa da specchio. Ti mette sotto il naso quello che sei, quello che hai e non vedi, quello che hai già sperimentato, i tuoi innumerevoli successi che rivelano le tue capacità, ma sopra i quali sei sorvolato senza prenderne coscienza.

Quel che è certo, è che il principio di base in cui noi coach crediamo è che tu ce la possa fare, perché hai vissuto con te stesso più di ogni altra persona e sai benissimo cosa è giusto per te: devi solo tracciare una strada perché tutto ciò arrivi a consapevolezza. Il coach ti aiuta a far emergere quello che è già dentro di te, per questo è efficace. Non arriveranno consigli dall’esterno: te li darai tu. Non ti verrà detto cosa devi fare: le parole di cui hai bisogno te le dirai tu stesso.

Insomma, il ruolo del coach non è quello di fissare il tuo obiettivo, ma quello di facilitarti nell’individuarlo e nell’esplorare la strada possibile per arrivarci.

E quindi, tutti in carrozza!

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